SESTO SAN GIOVANNI, 5 giugno 2018
Le strade, molto spesso, sanno essere metafore della vita. Possono correre larghe e dritte per chilometri, essere strette e tortuose, presentare salite ripide e offrire morbide discese. “Basta seguire la strada e prima o poi si fa il giro del mondo” scriveva Jack Kerouac, uno che di strade se ne intendeva. Però nessuna strada, che sia reale o metaforica, può fare il giro del mondo scorrendo da sola da par suo, senza mai incontrare altre strade simili a lei. Che sia larga o stretta, è destino che prima o poi ogni strada debba incrociarne altre, conducendo quindi a dei bivi. E a quel punto la scelta può essere solo una: continuare sul percorso seguito fino a quel punto, oppure provare ad imboccare la nuova strada che il bivio ci offre. Dopo anni percorsi su una strada che ha regalato paesaggi e cammini indimenticabili, una delle nostre compagne di viaggio storiche ha incontrato un bivio e ha deciso di provare a vedere che effetto fa camminare su una strada diversa, verso una nuova meta, con altri compagni di viaggio. Dalla prossima stagione Francesca Gambarini non seguirà più il viaggio del Geas ma ne intraprenderà uno nuovo, diverso, ma che le auguriamo possa essere pieno di gioie e momenti positivi come lo è stato il lungo e indimenticabile pezzo di strada che abbiamo percorso assieme.
Arrivata da giovanissima in rossonero, a 14 anni, nella stagione 2009/10, “Gamba”, classe 1995, ha trascorso le ultime nove stagioni in maglia Geas, collezionando ricordi indelebili. In campo giovanile, Francesca ha fatto parte con un ruolo di primissimo piano di un’onda rossonera che costituisce il più forte gruppo della storia del basket femminile, conquistando in prima linea due scudetti Under 19 e uno Under 17, ma facendo parte del roster, anche se infortunata, in altri due titoli (Under 17 e Under 15). Naturalmente numerose sono state le chiamate nelle nazionali giovanili, con l’acuto del bronzo agli europei Under 20 di Udine nel 2014. In campo senior, passando per i momenti amari degli infortuni, i momenti-chiave sono state le tre promozioni, una dalla A3 alla A2 e due dalla A2 alla A1, sempre come giocatrice base. Proprio il primo dei due successi dalla A2 aiuta a raccontare in maniera cristallina il coraggio di Francesca e l’attaccamento alla maglia che ha sempre dimostrato: nonostante un grave infortunio al ginocchio, strinse i denti e scese in campo nelle tre combattutissime finali contro la Magika Castel San Pietro (2014/15), risultando una delle migliori giocatrici di quella serie e dando un apporto fondamentale per concretizzare il sogno promozione, poche settimane dopo aver conquistato la coppa Italia di categoria. La successiva operazione la tenne poi fuori per tutta la stagione seguente, privandola dell’opportunità di scendere in campo in quella Serie A1 che aveva meritato e aiutato a raggiungere, ma il suo sacrificio resta uno degli atti di generosità più grandi che uno sportivo possa offrire alla sua squadra e al suo gruppo.
Al PalaNat, negli allenamenti e nelle partite, mancheranno il suo estro, la sua visione di gioco, la sua abilità di coinvolgere le compagne e di regalare un pizzico di sana imprevedibilità in qualsiasi momento. Ma magari sarà una mancanza solo temporanea, perché tante volte le strade dopo essersi separate ad un bivio si possono re-incontrare ad un incrocio, e quelli che sembrano addii possono tramutarsi in semplici arrivederci.
“Ci tengo a dire che questo mio addio al Geas spero sia solo provvisorio, un semplice arrivederci ad un prossimo futuro. In questo momento sento già la nostalgia dell’ambiente Geas perché è stata la mia famiglia per oltre otto anni: ho condiviso con tutte queste persone tante gioie e dispiaceri, momenti di vita quotidiana, insomma tutto, quindi non posso che avvertire un po’ di malinconia. Dall’altra parte sono motivata per la prossima stagione e per provare una nuova esperienza, ovunque sarò, perché ho bisogno di ritrovarmi e tornare ad essere la giocatrice di un tempo, sperando che questo nuovo ambiente possa fornirmi stimoli nuovi. I ricordi che mi porterò dentro sono tantissimi, ma i più belli sono senza dubbio quelli legati all’anno della doppietta promozione in A1 e vittoria in coppa Italia, quelli delle giovanili dove – al di là degli scudetti vinti e delle semplici vittorie – abbiamo sempre avuto un gruppo fantastico e speciale, ma soprattutto quelli legati ai piccoli gesti e alle piccole cose di ogni
giorno: il saluto di Carletto arrivando in palestra, il sorriso di tutti, l’ambiente, il tifo, chi ci è venuto a vedere. C’è ovviamente anche il ricordo amaro dei due anni in cui ho rotto il ginocchio, che però sono comunque serviti a loro modo perché mi hanno fatto crescere, mi hanno fatto diventare più matura anche come persona, per questo devo ringraziare tutto l’ambiente a partire dalle mie compagne e da Cinzia, passando per gli allenatori passati come Monica Lanzi, Filippo Bacchini, fino ad arrivare ai vice di quest’anno Paolo e Greg, i fisioterapisti, i preparatori che mi hanno sempre seguito, Beppe, Andrea Molina l’anno scorso e Paolo quest’anno, e tutti quelli che mi hanno aiutata. Ovviamente il ringraziamento al Geas va anche per la mia crescita tecnica e personale come giocatrice, perché qui sono arrivata ragazzina e sono diventata una giocatrice di A2, negli anni mi hanno aiutato a compiere una crescita immensa”.
A Francesca va il più sincero e sentito in bocca al lupo dell’intera società, oltre ad un ringraziamento per tutto quello che ha condiviso assieme al Geas in questi lunghi anni. Con la convinzione che ovunque andrà saprà far apprezzare le stesse doti tecniche ed umane che l’hanno portata ad essere una compagna di viaggio speciale, che sicuramente ci mancherà, ma alla quale vorremo sempre incondizionatamente bene fino a quando, un giorno, le due strade che si separano oggi a questo bivio torneranno
finalmente a ricongiungersi.
Buon viaggio hermano querido
e buon cammino ovunque tu vada
forse un giorno potremo incontrarci
di nuovo lungo la strada
Mario Castelli