Forse qualche tifoso geassino di vecchia data si sarà chiesto perché si tardasse tanto a parlare di una persona che fu definita il papà del grande Geas; anzi mi sembra proprio di sentire un vento di rivolta sempre meno sommesso che lo richiede a gran forza. Accontento tutti e vi spiego: la pagina sull’“Ing.” l’avevo tenuta in serbo come si fa con una di quelle bottiglie d’annata che si tengono per festeggiare un evento importante: se ne stanno in cantina a raccogliere polvere e poi viene il giorno che… viene il giorno che il Geas fa il colpaccio a Costa Masnaga – dei meriti del quale si è già parlato –, seguono ottime gare con Albino e a Udine, e così… è proprio l’ora di stappare.
Azeglio Maumary: un nome tutto cappa e spada lo definì un amico giornalista. Un nome che ci riporta un po’ anche alla storia in quanto lo statista ottocentesco Massimo d’Azeglio sposò in seconde nozze una Maumary, Luisa. Anche l’ufficio nel maestoso e storico palazzo Serbelloni di Corso Venezia a Milano lasciava trasparire i quarti di nobiltà dell’Ing. Maumary, o meglio l’“Ing.”, come tutta la Sesto cestistica lo chiamava. Era un grande imprenditore edilizio: costruì moltissimo nella città simbolo dell’operosità e del lavoro lombardo ai tempi del boom economico; suo, fra l’altro, l’“anfiteatro” di Viale Marelli, a un passo dalla sede della Polisportiva Geas.
Il suo primo sport, quello più amato, era stato il trotto: Maumary era un gentleman driver (cioè guidatore in pista nella categoria non professionisti) di successo dal 1948 fino alla fine degli anni ‘70 (campione italiano nel 1966 e più volte vincitore anche nelle corse “pro”), titolare della scuderia La Fornace che allineò ottimi trottatori come Urpila di Jesolo e Cornish Cris. Ma durante una corsa fu vittima di un grave incidente, di quelli che dall’oggi al domani, se sopravvivi, ti cambiano per sempre. Azeglio se la cavò e la sua vita ebbe una svolta nel senso che, dopo la guarigione, allentò leggermente le briglie del sulky per affezionarsi con grande intensità a quella squadra femminile di basket dai colori rossoneri che stava diventando una realtà importante per Sesto.
Maumary fu presidente del Geas dal 1968 al 1980 e prima ancora di partire per conquistare scudetti e far bella figura in Europa, si premurò di organizzare un grande settore giovanile. Da ottimo imprenditore fece una riflessione che comprendeva molti argomenti:
1) Per avere un futuro la squadra doveva avere un nucleo di giovani da cui attingere e Sesto offriva un gran numero di potenziali praticanti.
2) L’Ing. capì che per le giovani di Sesto (e anche per i giovani, perchè Maumary allargo l’attività a quei tempi anche alla maschile) vivere l’esperienza del basket sarebbe stata una cosa bellissima. Sua figlia Daniela, per esempio, militò nelle file del Geas e partecipò alle attività sempre con grande entusiasmo
3) I giovani insieme ai famigliari avrebbero allargato la schiera del pubblico presente alle gare della prima squadra: e infatti molto presto la prestigiosa palestra di via Leopardi fu sempre più angusta, rimanendo tuttavia a lungo la casa del Geas. La Leopardi era sempre gremita, non solo quando giocava la prima squadra, ma spesso anche alle partite delle giovanili, sempre ai primi posti a livello nazionale.
Il Geas agli inizi degli anni ‘70 militava anche nel campionato di Serie C maschile e fu proprio grazie all’amicizia che legava Maumary a Bogoncelli, presidente dell’Olimpia, che Sandro Riminucci finì la sua gloriosa carriera con la maglia rossonera di Sesto.
Maumary fu l’uomo della svolta nel basket femminile italiano: mai una nostra squadra (anche di altri sport) era arrivata a battersi alla pari in Europa con le migliori: solo le sovietiche restavano fuori portata a quell’ epoca. Il Geas dominò la scena nazionale dal 1970 al 1978 (perse solo lo scudetto ‘ 73) e conquistò nel ‘78 la prima coppa Europa di una squadra italiana: fra poche settimane si celebrerà il quarantesimo anniversario. La squadra rossonera si trovò spesso a schierare il quintetto della nazionale e, negli anni, mise in campo campionesse come Bocchi, Bozzolo, Agostinelli, Toriser, Sandon, Battistella, Colavizza, Tonelli e tante altre.
La passione per la pallacanestro e per il suo Geas premiò il presidente anche facendogli incontrare una giocatrice, Silvana Grisotto, che ammirò prima per la sua eleganza nel gioco e, che in seguito sarebbe diventata la sua fedele compagna di vita fino al suo ultimo giorno. Maumary condivise con lei tutte le splendide emozioni che il Geas stava facendo vivere: vedendoli reagire agli eventi della gara così all’unisono, pareva proprio che per loro due battesse un unico cuore. Silvana, proprio grazie ai consigli dell’Ing. riprese, al termine di un’attività sportiva molto prolungata, quegli studi che aveva lasciato da ragazza recuperando il tempo perso, per superare alla grande tutti gli esami, e raggiungere un’ottima posizione nel mondo del lavoro.
Ricordo che alle partite della prima squadra Azeglio era solito stare seduto vicino alla panchina per tutto il riscaldamento della squadra. Si alzava solo quando allora gli arbitri davano i “tre minuti” prima di inizio gara, quando la ruota (esercizio di riscaldamento in palleggio e tiro) diventava più veloce e teneva la mano alzata verso le ragazze contro la quale queste, passando a turno, battevano la loro. Mi piaceva moltissimo quel momento, andava oltre ad un semplice incoraggiamento, pareva voler dire “Sono con voi e voi siete con me: siamo il Geas”. Era apprezzatissimo dalle giocatrici quel momento quasi rituale. Era presente alle gare e molto di frequente agli allenamenti della prima squadra, ma lo ricordo anche da vero papà del Geas ogni anno alle prime giornate di attività del minibasket. Non ricordo durante le partite una sua protesta a qualsiasi decisione arbitrale, sempre pacato e attento osservatore.
Nel 1971 Maumary partecipò al salvataggio dell’All’Onestà, la seconda squadra di Milano in campo maschile, e grazie a lui il sodalizio giallorosso ebbe uno sponsor che segno la sua rinascita: la Mobilquattro.
“Azeglio è stato un uomo di grandi intuizioni e di grandi passioni – commenta la grande Mabel Bocchi –; ha sicuramente cambiato la mia vita. Aveva per noi giocatrici le stesse attenzioni di un padre”. “È vero – aggiunge Rosi Bozzolo –, soprattutto per noi che venivamo da fuori. Ma è la sua partecipazione che resta indimenticabile. Cominciava a incitarci fin dal riscaldamento: da fondocampo continuava a dirci ‘su ragazze, su ragazze’. Praticamente giocava le partite con noi. È così che lo voglio ricordare”.
Azeglio Maumary, nato nel 1923, ci lasciò con molto rimpianto nel maggio 2000. Toccò proprio alla moglie Silvana Grisotto dire a due delle pupille dell’Ing. e sue compagne di tante battaglie cestistiche, Rosi Bozzolo e Mabel Bocchi, che si erano accordate per andarlo a trovare all’Ospedale di Monza che purtroppo… L’Ing. ha scritto una bellissima pagina nel basket femminile nazionale, non solo in quello sestese. Sono certo che da lassù quella mano si è aperta ancora lo scorso mese di settembre quando c’era bisogno che ci dicesse “sono con voi”. E noi abbiamo battuto la nostra mano contro la sua: “Siamo con te, caro Ing.”. E la storia bella del Geas continua.
Enrico Casiraghi
P.s.: le bottiglie riposte erano due. Per ora ne abbiamo stappata solo una; custodire una buona bottiglia è sempre ottima cosa e qui so di avere l’approvazione di Filippo Infantino della Cantina di Opera, uno dei nostri affezionati sponsor.