Ala grande di sostanza e giocatrice di squadra, si appresta ad iniziare la seconda stagione a Sesto
Sesto San Giovanni, 8 settembre 2017
La narrativa e l’epica sportiva, si sa, sono spesso poco democratiche. Quasi sempre i racconti si concentrano sulle grandi stelle, sui giocatori più bravi in attacco, sui personaggi dal carattere forte, su quelli che hanno ricevuto in dono da madre natura la maggior dose di talento. Sono poche invece le volte che vengono portati alla ribalta del palcoscenico quei giocatori che stanno dietro le quinte, gli ingranaggi del sistema, quelli il cui nome non balza subito agli occhi guardando i fogli delle statistiche ma che alla fine dei conti sono altrettanto importanti per i risultati di una squadra. Insomma, raramente le vite da mediano – per dirla alla Ligabue, uno dei pochi che ha saputo toccare con appassionata sensibilità l’argomento – sono sufficientemente affascinanti per essere preferite a quelle dei campioni. Ma in uno sport di squadra, per ogni giocatore che attira le luci dei riflettori, dietro c’è un gruppo di altri giocatori meno celebrati che lavorano nell’ombra, facendo la loro preziosissima parte senza avere l’ardire di lasciarsi sfuggire neanche un lamento.
Veronica Schieppati, 27 anni, incarna bene questo ruolo: difficilmente è la giocatrice che salta all’occhio guardando una partita, raramente è quella di cui si cerca la riga delle statistiche sul tabellino, quasi sempre passa sotto traccia. E invece una ragazza come lei merita eccome di essere considerata e raccontata: per l’impatto silenzioso che ha sulle partite, per la capacità di sacrificarsi e fare mille cose utili nell’arco dei 40 minuti, per la tenacia e dedizione che ha avuto nel recuperare dagli infortuni che le hanno fatto saltare tutta la stagione 2015/16 con la maglia di Costa Masnaga, per la positività che porta sempre alla causa, per il sorriso, la simpatia e la solarità che la accompagnano sempre fuori dal campo.
Nonostante tante volte non venga data la giusta attenzione ai suoi meriti e al suo apporto, c’è chi sa apprezzare quello che Veronica è capace di dare in campo, prima tra tutti la sua allenatrice Cinzia Zanotti:
Schieppa è assolutamente una giocatrice di squadra, che fa in campo quello di cui c’è bisogno in quel momento. Nel contesto del collettivo è proprio una tipologia di giocatrice essenziale, innanzitutto per il suo carattere, perché è positiva nei confronti del gruppo e ha l’atteggiamento giusto, e anche perché fa sempre la cosa giusta al momento giusto. Non è una giocatrice abituata a prendersi molte responsabilità in attacco, ma l’anno scorso col passare del tempo ci abbiamo lavorato ed è andata via via migliorando anche sotto questo punto di vista. Nella passata stagione si è mantenuta anche al di sopra delle mie aspettative, conquistandosi sempre più fiducia partita dopo partita. Spesso passa in secondo piano e non viene menzionata, ma per noi è importantissima e siamo molto contenti di lei.
Veronica è un’ala grande di sostanza, brava in difesa e ottima a rimbalzo, che capisce il gioco e che sa trovare punti tanto da sotto quanto con un tiro dalla media distanza semi-infallibile. Nella passata stagione è tornata in rossonero, dopo aver già vestito la casacca del Geas sia nel settore giovanile che nei primi anni della propria carriera senior. Dopo cinque anni spesi con le maglie di Sanga Milano, Carugate, Magika Castel San Pietro e Costa Masnaga, alla fine dodici mesi fa è arrivato il ritorno a casa, alla ricerca dell’obiettivo grosso della vittoria del campionato, una gioia che aveva già assaggiato da giovanissima in A2 con Sesto e che ha riprovato da pilastro della squadra in A3 con Carugate.
Purtroppo, come sappiamo tutti, i piani non sono andati come previsto, ma l’occasione per riprovarci è già dietro l’angolo:
«Rimane ancora tanta delusione e, passatemi il termine, tanta “incazzatura”. È tuttora una ferita aperta che ogni tanto torna a farsi sentire. Sono però determinata a ripartire con il giusto spirito ed entusiasmo, e lo stesso vale per tutte le mie compagne. Siamo pronte per provare a riprenderci quello che abbiamo solo sfiorato la scorsa stagione, ben sapendo che dobbiamo imparare da quelli che sono stati i nostri errori e che siamo perfettamente in grado di trasformarli in uno stimolo per migliorare ancora di più».
Nonostante la delusione finale per l’obiettivo mancato, quella di Veronica è stata una stagione eccellente e con tante soddisfazioni, anche personali. Dopo aver perso tutta la stagione precedente, si è ripresentata al via in buona forma ma con qualche dubbio legittimo, come accade a chiunque abbia subito un lungo stop e si trova a chiedersi se sarà in grado di tornare al livello precedente. Le prestazioni sul campo hanno spazzato via ogni domanda e fornito la migliore delle risposte:
«Ero conscia dell’ottimo lavoro di riabilitazione e fisioterapia fatto post-intervento, fisicamente mi sentivo bene e avevo davvero tanta voglia di ricominciare a misurarmi sul campo. Ho cercato di mettermi al servizio della squadra e di fare il meglio possibile, cercando di essere utile facendo le cose che mi venivano chieste e che la squadra aveva bisogno da me. Ovviamente speravo potesse essere un’annata positiva a livello personale, ma non immaginavo che potessi andare così bene e ne sono davvero felice. Anche la scelta di riprendere a giocare, dopo essere rientrata da un lungo stop, ripartendo da una società che mi fa sentire a casa ha giocato un ruolo fondamentale per poter ripartire a mente sgombra e in serenità».
Per compiere questo passo serviva ripartire con calma, senza pressioni. In una società che conosceva e dove sapeva cosa avrebbe trovato. In una squadra che per lei è una seconda casa e una seconda famiglia, in mezzo ad un gruppo di amiche. Giocare con un clima del genere, assieme a persone a cui vuoi bene e che ti vogliono bene, rende tutto più semplice:
«Mi riallaccio al fatto di ‘sentirmi a casa’ di cui parlavo prima; ovviamente il fatto di essere un gruppo unito anche fuori dal campo è un valore aggiunto notevole. Ci conosciamo molto bene e condividiamo tante cose assieme, siamo tutte amiche, ogni scusa è buona per passare del tempo insieme anche fuori dalla palestra, e credo che questo sia un fattore che di seguito va ad influenzare in positivo anche le prestazioni in campo, perché essere così legate tra di noi porta poi ad aiutarci più facilmente l’una con l’altra e a sacrificarsi volentieri in nome del gruppo».
Nella sua parentesi lontano da Sesto, prima di tornare poi in rossonero nella passata stagione, spicca però anche un’esperienza particolare. Una stagione fuori di casa, disputata in A2 a Castel San Pietro Terme e culminata con una accesissima finale promozione proprio contro la sua vecchia famiglia, il Geas. Sesto vinse quella serie 2-1, dopo tre partite vinte tutte dalla squadra in trasferta in mezzo a un mare di emozioni.
Nonostante la delusione per la promozione in A1 sfuggita con la maglia della Magika, i ricordi di quella esperienza e di quella stagione così unica rimangono ancora vivi:
«Quella di Castel San Pietro è stata un’esperienza fantastica, nonostante gli alti e bassi della stagione, ma ancora oggi mi porto dentro solo ricordi positivi. Un anno trascorso lontano da casa comunque ti forma come persona, nelle piccole cose della quotidianità ma anche nel modo di pensare e di relazionarti con un nuovo ambiente e nuove persone. Se tornassi indietro, rifarei la stessa scelta cento volte».
Con il rientro a casa, poi per Veronica è arrivato il momento anche di affrontare il mondo del lavoro al di fuori della pallacanestro e, proprio come in campo, non si può certo dire che le manchi l’energia:
«Che dire: di sera atleta e di giorno educatrice all’asilo nido e aiuto-allenatrice di minibasket. Diciamo che le giornate sono parecchio piene! Dopo il liceo ho studiato lingue per un paio d’anni e ho avuto la fortuna di fare anche qualche esperienza all’estero, dopodiché mi sono dedicata alla mia passione per i bimbi: ho studiato Scienze della Formazione per poi iniziare a lavorare come educatrice. Tra lavoro e allenamento ovviamente il tempo libero non è molto, ma appena è possibile mi concedo un po’ di svago con gli amici, che sia una cena o anche solo un caffè per scambiare quattro chiacchiere. Mi piace molto anche andare al cinema, ma solo in seconda serata post-allenamento, ovviamente…».
Nella vita fuori dal campo è una ragazza semplice, sul parquet pure. Comparire come miglior marcatrice nel tabellino o stare sotto i riflettori non le interessa. A lei basta poter essere utile per la squadra facendo le cose che servono, giocare assieme alle sue amiche e divertirsi. Perché alla fine riceverà pure meno attenzioni, ma tante volte una vita da mediano può essere più appagante e soddisfacente di una vita da stella incontrastata.
Ufficio Stampa Geas / Mario Castelli