La guardia classe 1992 è carica e pronta per la sua seconda stagione a Sesto
Sesto San Giovanni, 6 settembre 2017
Si dice spesso che ci sono alcune cose nella pallacanestro che non si possono insegnare, ed il talento è una di queste. Si può migliorare sotto molteplici aspetti grazie all’allenamento, alla dedizione, all’applicazione, alla voglia. Si possono affinare delle doti tecniche o atletiche, si possono limare i difetti. Ma il talento è come l’altezza: o ce l’hai o non lo puoi comprare al supermercato. Chi sul talento, specialmente nella metà campo offensiva, potrebbe scrivere dei trattati è Virginia Galbiati. Guardia classe 1992, prodotto dell”ottimo vivaio di Biassono, pronta ad affrontare il suo secondo anno in maglia Geas, Virginia è stato il grande colpo di mercato della passata stagione. Reduce da una stagione con Broni culminata con la promozione in A1 senza perdere neanche una partita tra regular season e playoff, lo scorso anno Galbiati è approdata a Sesto per provare a compiere la medesima impresa. Come sappiamo, la promozione è sfumata proprio a pochi centimetri dallo striscione del traguardo, ma l’apporto di Virginia è stato fondamentale per arrivare fin lì e sarà altrettanto cruciale anche nella stagione ai nastri di partenza. Tiratrice fenomenale, soprattutto in uscita dai blocchi o in condizioni di equilibrio precario, è esiziale anche in campo aperto, avendo una capacità innata di correre il campo e concludere in contropiede.
La prima persona in assoluto ad essere consapevole del peso offensivo di Galbiati negli equilibri del Geas è proprio coach Cinzia Zanotti.
«Nella passata stagione è arrivata qui un po’ per un colpo di fortuna, legato al fatto che lei volesse tornare a Milano per completare il suo percorso universitario, la conferma di quest’anno invece è stata fortemente voluta da entrambe le parti e ne siamo tutti contenti. Per noi è una giocatrice fondamentale, è molto importante per il nostro attacco, anche perché tira sempre… (ride, NdA) Scherzi a parte, oltre a ciò che ci dà in attacco ha anche molta voglia di migliorarsi nel lavoro in difesa, l’anno scorso ci è riuscita in buona parte, quest’anno spero che riesca a fare un passettino ulteriore. Ma il suo grande talento è davvero prezioso per noi».
Anche la stessa diretta interessata dimostra di essere conscia di avere ancora aspetti sotto cui migliorare, quando le viene posta la domanda.
«Mi sembra assolutamente scontato dire che potrei migliorare in difesa! (ride a sua volta, NdA) Però devo dire che già l’anno scorso con Cinzia abbiamo lavorato su questo e continueremo a farlo anche quest’anno. I miglioramenti più grandi devo farli lontano dalla palla, Cinzia mi sgrida non tanto perché io sia passiva quando la mia avversaria ha la palla o quando è ad un passaggio di distanza, più che altro quando sono sul lato debole ho la tendenza a distrarmi e ne sono consapevole, perciò cercherò di migliorare in questo. I miei punti migliori invece sono in attacco: saper attaccare il canestro, uscire bene dai blocchi per tirare, ma soprattutto il contropiede, e qui devo dire che gioco con il playmaker perfetto perché i lanci lunghi di Giulia Arturi per i miei scatti in contropiede erano un’arma che ci riusciva decisamente bene».
E proprio in attacco l’anno scorso Virginia ha regalato grandissime prestazioni, che poco hanno a che fare con questo livello. In conclusione è mancata solo la gioia finale per mettere la ciliegina sulla torta di una stagione superlativa: 18.2 punti di media, 2.8 assist e 17.2 di valutazione, tutti massimi in carriera. In stagione regolare ha chiuso addirittura con il titolo di miglior marcatrice dell’intera A2, arrivando a 20.2 punti a partita.
Ma quella amara serata di Bologna non le ha permesso di poter apprezzare fino in fondo quella che è stata la miglior stagione della sua vita, anche se ciò le porta ulteriori motivazioni.
«Aver perso quella finale sarà la nostra arma in più quest’anno, perché abbiamo tanta rabbia dentro: aver lavorato duro fino al 10 giugno, aver quasi conquistato la promozione e poi averla vista sfuggire in questo modo ha fatto molto male a tutte, però ora l’abbiamo metabolizzata e questo ci darà una grande carica per poter far bene in questo campionato, anche perché l’anno scorso abbiamo dimostrato di poter tenere duro per un campionato intero, ed essendo ora prevista la promozione diretta per la vincitrice del girone, ogni partita sarà fondamentale. Sicuramente mi aspetto che possa essere un’altra grande stagione. Per quanto sia vero che l’anno scorso non siamo riuscite ad essere sufficientemente concrete nei momenti più importanti di entrambi gli obiettivi, la coppa Italia e il campionato, in ogni caso abbiamo comunque fatto una stagione importante. Ora avremo un anno in più di esperienza e potremo conoscerci ancora meglio. Sappiamo quali sono i nostri punti di forza, dovranno rimanere tali e se possibile dovremo aggiungerne altri e lavorare su quei piccoli punti deboli che l’anno scorso hanno fatto la differenza. Ma sono ottimista, credo che sarà un’altra grande stagione per tutta la squadra».
Il talento messo in mostra con la maglia rossonera e le statistiche straordinarie della passata stagione hanno anche portato alcune squadre di A1, dove Virginia ha già militato per due stagioni con la maglia di Ragusa giocando pure due finali scudetto contro Schio, a metterle gli occhi addosso. Alla fine però la decisione è stata quella di rimanere al Geas, e lei sembra di essere convinta di questa scelta, senza mostrare alcun rimpianto.
«Personalmente ho sempre pensato di rimanere al Geas. Durante l’anno ho rifiutato chiamate arrivate a febbraio per andare a concludere la stagione in altre squadre. Ho voluto rimanere fino alla fine con Sesto perché ci credevo tanto ed ero convinta che potessimo riuscire a vincere il campionato e salire in serie A1, quindi la voglia di restare con questa maglia era tanta. Ho parlato con la società durante il campionato e li ho rassicurati che fino alla fine dei playoff non avrei trattato con nessuno, perché qui mi sono trovata benissimo e avevo voglia di provare a salire di categoria con indosso la maglia del Geas. Dopo che abbiamo perso la finale, io e il mio procuratore abbiamo anche pensato di prendere in considerazione eventuali proposte dalla Serie A1, ma di fatto la mia scelta di non trattare con nessuno fino al 10 giugno era già stata implicitamente una scelta sulla permanenza stessa qui a Sesto, dato che in un momento così avanzato del mercato è molto difficile riuscire a trovare squadra. Quindi alla fine sono rimasta in una società dove mi sono trovata bene e sono contenta che sia andata così».
Anche perché quello tra Virginia e il Geas sembra un legame profondo che è scoccato fin da subito, appena arrivata qui nella scorsa stagione. A Sesto sta bene dentro e fuori dal campo, e questo traspare con sincerità anche dalle sue parole.
«Sembra una frase scontata, ma vestire la maglia del Geas è qualcosa di speciale. Quando ero piccolina andavo sempre a vedere il Geas giocare in A1, vedevo Giulia in campo, sono cresciuta guardando questa squadra. In Lombardia è sempre stata la società di riferimento, è vero che c’era anche la Comense che era fortissima, ma quella del Geas è sempre stata una maglia ambita. Ho sempre detto che è un onore poterne indossare la maglia e che dobbiamo cercare di riportare Sesto dove merita di stare. Fuori dal campo questa squadra è speciale perché mi ha saputo accogliere fin da subito, con i miei pregi e i miei difetti, facendomi immediatamente sentire parte di un gruppo. Dopo aver giocato a basket per quattro anni come lavoro, ti accorgi come questa sia una cosa rara, perché quando lo fai come professione è difficile che ci sia dietro un vero gruppo sincero, dove ci si vedere fuori dal campo, si ha voglia di stare insieme, di uscire a cena e sparare cavolate dopo la partita. Tutto ciò, per quella che è la mia esperienza, è una cosa molto rara. Qui però ho ritrovato il piacere di giocare a basket seriamente ma proprio con quel briciolo di spensieratezza che poi ti porta a poter uscire con le tue compagne, divertirti, non pensare alla partita e frequentarsi anche al di fuori del campo e degli allenamenti. E questa è una cosa speciale».
Come detto prima, Virginia ha già avuto modo di calcare i parquet di Serie A1 e di giocare anche due finali scudetto con Ragusa. Nella sua giovane carriera ha già conquistato due promozioni dalla A2, una proprio con Ragusa e una con Broni. Insomma, in campo ha già dimostrato di meritare la massima serie e di poterci pure giocare e stare in campo, per questo spera prima o poi di tornarci, possibilmente vincendo questo campionato, anche per riprendersi qualcosa che sente esserle stato tolto.
«Dopo la seconda promozione in A1, conquistata con Broni senza neanche perdere una partita, non sono stata confermata dalla società che ha preferito mandarmi via. Da parte mia devo ammettere che non mi trovavo con lo staff, non mi trovavo con l’ambiente, non mi trovavo con le compagne, però la mancata conferma in A1 non è stata una scelta mia. Da Ragusa invece ero andata via perché volevo continuare a studiare, ho deciso di non continuare la carriera professionistica e prendermi due o tre anni di impegno differente perché avevo davanti ancora due anni di università e volevo puntare a quella laurea che adesso ormai è distante solo due mesi. Ovviamente ora spero di poter tornare in A1 in futuro e riuscire ad essere anche lì una giocatrice di riferimento per la mia squadra».
E quella carriera universitaria, che l’ha portata a rivedere un po’ i suoi piani e fare un passo indietro dal punto di vista cestistico, occupa gran parte del suo tempo libero dalla pallacanestro. Ma parlando con lei scopriamo che gli hobby non le mancano, e che la passione per lo sport travalica anche il parquet da basket.
«Fuori dal campo la mia principale occupazione è studiare fisioterapia, materia in cui, dicevo prima, mi laureerò a novembre. Nel tempo libero mi piace leggere libri e sono capace di diventare fissata per delle serie tv, smettendo di avere una vita sociale pur di finirle il prima possibile. Mi piacciono anche i grandi eventi sportivi, come possono essere in questo momento gli Europei di basket oppure i big match di calcio, o le gare di MotoGP dove sono fan sfegatata di Valentino Rossi, insomma mi piace lo sport e lo seguo abbastanza. Poi come spiegavo, mi piace molto uscire con le mie compagne di squadra dopo la partita oppure vedere altri miei amici in quei pochi momenti liberi tra studio, allenamenti e partite».
Insomma, il ritratto di una ragazza normale per una giocatrice con un talento speciale. Che ha stupito per la sua precocità (a 17 anni segnava già quasi 12 punti di media in A2 con la maglia di Biassono) e che ha dimostrato non solo di saper fare canestro e di avere un grande talento offensivo, ma anche di saper vincere dei campionati, che alla fine è ciò che più conta.
In passato ha già trascinato in A1 due piazze importanti come Ragusa e Broni, adesso l’auspicio è che riesca a ripetersi una terza volta. I mezzi per farlo ce li ha.
D’altronde un talento così non si può comprare al supermercato.
Ufficio Stampa Geas / Mario Castelli