Il capitano e playmaker è pronta ad iniziare la 15esima stagione consecutiva in prima squadra
Sesto San Giovanni, 2 settembre 2017
Ci sono vite che capitano, e poi ci sono vite da capitano. Vite che ti possono portare anche ad indossare la stessa maglia per 15 anni di fila, come mai nessuno prima in casa Geas aveva avuto il privilegio di fare. Anni spesi, man mano che il tempo trascorreva, con persone diverse al proprio fianco, con obiettivi differenti, con fortune o delusioni alterne, ma costantemente in strenua e devota difesa dei soliti due colori di sempre. Quella che sta per cominciare sarà la quindicesima stagione consecutiva di Giulia Arturi (30 anni compiuti a giugno) all’interno della rosa della prima squadra del Geas. Playmaker, giocatrice di rara intelligenza con un fiuto naturale per il basket, capace di creare tanto per sè quanto (soprattutto) per le compagne. Trascinatrice, carismatica, bandiera. Capitano.
Coach Cinzia Zanotti, una che di basket femminile di alto livello ne ha visto e vissuto parecchio, non riesce a nascondere l’ammirazione e la stima nei suoi confronti mentre ne parla: «Giulia è la nostra capitana, la nostra giocatrice più rappresentativa, non ha bisogno di troppe parole di presentazione. Quello che posso dire è che ogni anno che passa mi stupisce sempre di più per la voglia, l’energia, l’entusiasmo che ci mette e che non fa mai mancare nemmeno una volta. Sicuramente è una giocatrice per noi importantissima per il suo ruolo in campo ma anche solo per la sua presenza, perché più passano gli anni e più mette grande disponibilità nei confronti delle più giovani, della loro crescita. Per noi è fondamentale, non potrebbe non esserci, non sarebbe la stessa cosa».
Di occasioni per prendere strade diverse ce ne sono state, ma le occasioni per dimostrare la propria fedeltà sono state molte di più, ed ogni volta sono state immancabilmente preferite alle possibili alternative. Fino ad abbattere il record di militanza in prima squadra. In questi 15 anni Giulia è partita da under di belle speranze, andando a scuola da giocatrici di classe e carisma (Penicheiro su tutte), rubando i trucchi del mestiere, costruendosi come giocatrice e scalando le gerarchie, fino ad arrivare oggi, ormai da parecchi anni a questa parte, ad essere il faro che indica la via alle compagne anche quando il cielo si fa buio, il capitano esperto verso il quale volgere lo sguardo nei momenti difficili e nelle sfide più impegnative.
Anche ripartire quest’anno, dopo aver visto in quella amara notte di Bologna sfumare in pochi minuti il lavoro di un’intera stagione dominata, è sicuramente una sfida impegnativa. Forse una delle più difficili in carriera. Ma in anni di battaglie con la maglia rossonera sulle spalle, Giulia ha dimostrato di non essersi mai tirata indietro di fronte a neanche una di tutte queste sfide.
«Ciò che è successo l’anno scorso sarà tutta benzina per quest’anno. Abbiamo giocato bene per tutta la stagione ma abbiamo anche perso le uniche due cose che contavano, vale a dire la coppa Italia e la finale playoff. Quindi abbiamo deciso di ritrovarci tutte assieme di nuovo, segno che abbiamo voglia di riprovarci da capo e riprendere da dove abbiamo lasciato, e sarà tutta motivazione utile perché abbiamo già dimostrato in passato di saper imparare e trarre lezioni dai nostri errori. L’anno prima della promozione in A1, dopo un campionato spettacolare, avevamo buttato via tutto nei quarti di finale dei playoff perdendo 0-2 contro Torino. Dalle delusioni, anche se pesano, con calma si può riuscire a cavare fuori qualcosa. Alcune di noi, come me e le reduci della A1, arriva da due annate dolorose, prima quella della retrocessione e poi quella della sconfitta in finale, per questo saremo ancora più grintose e pronte a riprendere da dove abbiamo lasciato con ancora più cattiveria. Ho visto tutte le altre ragazze molto determinate, magari la finale dell’anno scorso potrà anche lasciarci qualche tarlo, qualche cosa che non funziona, perché indubbiamente è stata una bella botta, ma personalmente penso di no perché ognuno ha avuto modo di metabolizzare la delusione alla sua maniera e ora siamo ripartite, consapevoli di dove abbiamo sbagliato, con l’obiettivo di non sbagliare più o comunque sbagliare il meno possibile. Sarà un’altra grande sfida, abbiamo qualcosa da riscattare».
Come detto, vivere tutte queste sfide -positive e negative- con un’unica maglia, amplifica sicuramente le emozioni. Per questo Giulia vive e sente in maniera più intensa di tante altre giocatrici tanto la gioia della vittoria quanto l’amarezza della sconfitta. Ma aver legato il proprio nome a quello del Geas per così tanti anni, diventandone anche il volto nonché la giocatrice più rappresentativa, è sicuramente una delle soddisfazioni più forti che potesse provare.
«Riflettendoci su, mi rendo conto che trascorrere 15 anni con la stessa maglia non è poi così scontato, anzi è una cosa abbastanza unica. Spesso le scelte di vita o sportive ti portano in giro, mentre rimanere così tanti anni con la stessa maglia in molti casi è difficile anche solo che ci siano le condizioni perché sia fattibile. Nel mio caso è stato possibile e se ci ripenso è motivo di orgoglio perché giocare con questa maglia non è solo “giocare”, ma è qualcosa in più. È una realta di cui faccio parte fin da quando sono bambina e sono onorata di aver contribuito a costruirla e mantenerla, quindi giocare per questi colori ha sempre un valore speciale. In più sono il capitano della squadra da una vita, fin da quando ero forse anche fin troppo giovane per esserlo, e in tutti questi anni ho giocato con tantissime giocatrici, tantissime professioniste. Sono passata da essere la ragazzina del gruppo a essere il vecchio capitano, e se ripenso a tutto questo posso dire che è stata veramente una figata, perché non era una cosa scontata né facile, e per questo ne vado orgogliosa».
Tra le tante giocatrici che l’hanno accompagnata in questi anni, una in particolare è balzata agli onori delle cronache recentemente. Dopo un Europeo straordinario con la maglia dell’Italia, dove ha conquistato anche l’inserimento nel quintetto ideale della manifestazione, ora Cecilia Zandalasini è volata negli Stati Uniti a realizzare quel sogno chiamato WNBA.
Ora, dallo stesso settore giovanile, si sta affacciando un’altra ragazzina dalle grandi doti e che sempre la scorsa estate ha guadagnato a sua volta la nomination tra le migliori cinque giocatrici del proprio europeo, stavolta quello “dei piccoli”. Nonostante fosse sotto età, Ilaria Panzera ha stupito agli Europei under 16, dimostrando di avere un enorme potenziale e i mezzi per poter arrivare lontano, dopo essere già stata una parte importante della rotazione del Geas nella passata stagione a soli 14 anni.
Giulia, che è stata capitana di Zanda ed è ora il primo esempio di Ilaria, ha parole di stima e affetto per entrambe queste giocatrici che ha contribuito e sta contribuendo a far crescere.
«Ricordo ancora quel pomeriggio in cui Zanda, che all’epoca era piccolissima, era venuta a provare con noi in un allenamento estivo a Sesto. Io avevo un impegno con la Nazionale da lì a poco, perciò ero venuta ad allenarmi in Falck con chiunque fosse disponibile per fare un po’ di atletica e di basket; ricordo che Cinzia mi indicò quella ragazzina dicendo che era sì giovanissima ma anche molto promettente. Ed effettivamente si vedeva lontano un miglio che aveva già la testa giusta e talento da vendere, si capiva subito che era una giocatrice speciale. Di lei mi ha sempre stupito la facilità con cui faceva le cose e l’intelligenza che dimostrava in campo. Per quanto riguarda invece “Panz”, quest’anno sarà molto preziosa in A2, già nella stagione scorsa ha dimostrato la sua potenzialità, a 14 anni. Anche a lei il talento non manca, si coglie al volo che capisce la pallacanestro. Ora deve solo continuare a divertirsi ed allenarsi serena con impegno. In palestra gliene perdoniamo poche, infatti finisce sempre che ad ogni errore deve portare le pizzette…».
Spostandosi fuori dal campo, ci si accorge di come la pallacanestro non sia mai stata l’unica priorità nella vita di Giulia, che invece ha saputo portare avanti con profitto gli studi e ora da qualche tempo ha iniziato a misurarsi con il mondo del lavoro, in particolare in quello del giornalismo sportivo, con esperienze con importanti realtà nazionali e internazionali come Gazzetta TV, Superbasket ed Eurosport.
«Ormai da un paio d’anni, dopo essermi laureata, sto portando avanti una carriera da giornalista freelance e ad ottobre sosterrò l’esame di stato a Roma per diventare giornalista professionista. Al momento collaboro con Superbasket e mi occupo di “Giganti del Basket”, la storica rivista di pallacanestro che nella sua nuova veste dedica ogni numero ad un grande nome della storia della pallacanestro italiana, come ad esempio Charlie Recalcati, i due Meneghin, Dan Peterson, i personaggi di cui ci siamo occupati finora. In più quest’estate sono tornata a Parigi per collaborare con Eurosport, abbandonando per qualche settimana il basket per il ciclismo, e dedicandomi al Tour de France dopo aver coperto anche il Giro d’Italia l’anno passato».
Però state tranquilli, la bicicletta è già stata prontamente riposta nel garage. Giulia ha subito ripreso in mano il pallone da basket, la sua grande passione, ed è pronta a condurre il Geas a testa alta verso un’altra sfida, come ogni buon capitano che si rispetti.
Ufficio Stampa Geas / Mario Castelli